termini
non si cura l’automatismo fervente poiché nulla produce la calca d’autografo si perderebbe in libertà quanto si vuole aggiungere si ribadisce l’ordine soltanto per scale poiché non sopravvive al teatro il verso in origine si tradirebbe una realtà che ha perso l’aura due volte si congeda l’idolo documentario poiché non seduce la verità sulla bocca di tutti si negherebbe la schiena alla ricchezza del povero si rovescia la meccanica per gesto si distrae la reputazione per musica quel negarsi cammino, si scongiura per arte vizio tempo di posa inesatto, vibrazione dolo-intenzionale, proliferazione del segno, forme e profili a re-illuminare l’immagine, caos ad esito organico-astratto, maschile e femminile, l’indefinito dell’estasi, il sogno, il fuori luogo alimentare, liquefazione soggetto-ambiente, sottrazione dell’impostura spaziale, tensione drammatica a meno d’ammiccamenti, indizio del flusso molteplice ed uno, privazione dell’immediato per aprirsi invece di chiudere, liberare più che stordire, donare in vece di promettere tentativi il vitello come l’umano, carni consunte, occhi gentili, pedine di moventi inconsapevoli godono il sopravvento per vero, domande inascoltabili riecheggiano inquiete, vederle nemmeno s’immagina lievi narrazioni del quotidiano fantastico, l’avventura nel vivere stretti, mormorii ravvicinati o semplici tuoni, immenso lo stralcio nel piccolo si ritrae crudele fattezza in fronte alta d’eterno cerimoniale disposizione al vano fenomeni acustici delocalizzati da condursi in scala attendibile da attraversare invischiati |
massimo.caramaschi@virgilio.it BIOGRAFIA 19 e 21 marzo 1971, pesci |