massimo caramaschi
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termini
 
non si cura l’automatismo fervente
poiché nulla produce la calca d’autografo
si perderebbe in libertà quanto si vuole aggiungere
 
si ribadisce l’ordine soltanto per scale
poiché non sopravvive al teatro il verso in origine
si tradirebbe una realtà che ha perso l’aura due volte
 
si congeda l’idolo documentario
poiché non seduce la verità sulla bocca di tutti
si negherebbe la schiena alla ricchezza del povero
 
si rovescia la meccanica per gesto
si distrae la reputazione per musica
quel negarsi cammino, si scongiura per arte
 

vizio
 
tempo di posa inesatto, vibrazione dolo-intenzionale, proliferazione del segno, forme e profili a re-illuminare l’immagine, caos ad esito organico-astratto, maschile e femminile, l’indefinito dell’estasi, il sogno, il fuori luogo alimentare, liquefazione soggetto-ambiente, sottrazione dell’impostura spaziale, tensione drammatica a meno d’ammiccamenti, indizio del flusso molteplice ed uno, privazione dell’immediato per aprirsi invece di chiudere, liberare più che stordire, donare in vece di promettere
 

tentativi
 
il vitello come l’umano, carni consunte, occhi gentili, pedine di moventi inconsapevoli godono il sopravvento per vero, domande inascoltabili riecheggiano inquiete, vederle nemmeno s’immagina
 
lievi narrazioni del quotidiano fantastico, l’avventura nel vivere stretti, mormorii ravvicinati o semplici tuoni, immenso lo stralcio nel piccolo si ritrae crudele fattezza in fronte alta d’eterno
 

cerimoniale
 
disposizione al vano
fenomeni acustici delocalizzati
da condursi in scala attendibile
da attraversare invischiati

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​
massimo​.caramaschi@virgilio.it

​BIOGRAFIA
19 e 21 marzo 1971, pesci
Foto

​manicure © 2019/2021

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